Renzi non può barattare i posti di lavoro con un modello scolastico aziendalistico. Le immissioni in ruolo e la riforma della scuola devono avere percorsi legislativi diversi
Renzi non può barattare i posti di lavoro con un modello scolastico aziendalistico

Le immissioni in ruolo e la riforma della scuola devono avere percorsi legislativi diversi

 
La dichiarazione di Renzi- che vuole addossare la colpa della mancata immissione in ruolo dei precari a chi si oppone alla distruzione della scuola e alla trasformazione dei docenti in servi del dirigente scolastico -  è chiaramente strumentale e falsa.
Abbiamo sempre dichiarato che occorre provvedere all’immediata immissione in ruolo di tutti i precari, compresi quelli di religione, e discutere con pacatezza sulle possibili e reali riforme scolastiche.
La nostra convinzione è dettata dal fatto che il sistema scolastico italiano per funzionare avrà bisogno, al 1° settembre 2015, di 167.043 i docenti. Tale cifra è il risultato della quota di personale docente che il Miur ha utilizzato nell’anno scolastico precedente oltre quella derivante dai posti che si libereranno a seguito dei pensionamenti
In particolare durante l’anno scolastico 2014/2015 sono stati attivate 16.502 supplenze annuali (posti comuni e sostegno) e 4.073 incarichi annuali di religione fino al 31 agosto; a questi bisogna aggiungere circa 80.800 (posti comuni) e 46.878 (sostegno) supplenze fino al 30 giugno; per un totale di 148.253 posti di insegnamento. Occorrerà ancora aggiungere 18.890 posti (compresi quelli di religione) a seguito dei pensionamenti. Quindi il fabbisogno complessivo al 1° settembre 2015 sarà di 167.143 posti (posti comuni, sostegno, religione). E’ chiaro che il numero supera di molto le disposizioni previste nel ddl n.1934 di assumere 100.100 docenti.
Pertanto, risulta evidente che la parte del disegno di legge  relativa alle assunzioni può essere benissimo scorporata dal resto del testo sulla riforma della scuola. Il tentativo maldestro di imporre una riforma per la precarizzazione del lavoro dei docenti è saltato, e di questo Renzi non può incolpare i docenti e le organizzazioni sindacali che hanno difeso il diritto ad una buona scuola per i nostri studenti.
Le immissioni in ruolo possono essere effettuate immediatamente attraverso un decreto di legge, dato il carattere di urgenza che la questione richiede e successivamente – dopo un’adeguata ed approfondita riflessione  - procedere verso una vera riforma scolastica che metta al centro di essa tutti i soggetti coinvolti, senza esclusione alcuna, ciascuno secondo i propri ruoli e funzioni.

Orazio Ruscica

Snadir - Professione i.r. - 17 giugno 2015
 

 

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