Sentenza politica della Corte Costituzionale La Consulta dichiara illegittimo il blocco degli scatti stipendiali, ma non riconosce ai dipendenti pubblici gli effetti retroattivi
Sentenza politica della Corte Costituzionale
La Consulta dichiara illegittimo il blocco degli scatti stipendiali, ma non riconosce ai dipendenti pubblici gli effetti retroattivi
La Corte Costituzionale, nella seduta di ieri (24 giugno 2015), ha dichiarato “l’illegittimità costituzionale del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico”. Questa sentenza afferma che il blocco dei contratti del pubblico impiego - operato sul periodo 2010/2015 dai Governi Berlusconi, Monti e Letta - è incostituzionale, pur non riconoscendone gli effetti retroattivi che impediranno il recupero delle somme pregresse.
Non vi ombra di dubbio che la sentenza in questione rivesta un carattere “politico”, cedendo alle pressioni del Governo. Nella fattispecie è stato applicato il principio “caro ai più” di una famosa canzone napoletana: “Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto... chi ha dato, ha dato, ha dato... scurdámmoce 'o ppassato”.
In ogni caso, la sentenza riafferma la norma costituzionale che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa (art.36 Costituzione) e il principio giuridico che il blocco degli stipendi deve essere circoscritto nel tempo.
Il blocco degli stipendi dei docenti ha prodotto in questi anni un riduzione del potere d’acquisto del 15%, impoverendo l’intero personale della scuola. Adesso il Governo non ha più scuse, deve trovare le somme necessarie per la riapertura del contratto di lavoro del personale della scuola e corrispondere immediatamente l’indennità di vacanza contrattuale.
Orazio Ruscica
Snadir - Professione i.r. - 25 giugno 2015