Il bene dei precari di religione

Il bene dei precari di religione

In questi anni in cui si è fatto più acceso il dibattito sui diritti degli insegnanti precari è apparso evidente che della precarietà degli insegnanti di religione si è preoccupato solo lo Snadir. Chi vuole può cercare su internet un riscontro: scoprirà che tale problematica è stata (ed è ancora) del tutto ignorata, anche dai sindacati.
A settembre 2016, secondo quanto è dato di capire, si procederà alle ultime assunzioni dalle residue graduatorie ad esaurimento, dopo di che sarà evidente a tutti che nella scuola italiana è rimasta un’unica categoria di precari di lunga data, quella degli insegnanti di religione; privi di graduatoria per scorrimento, privi di concorso, privi di prospettive di stabilizzazione.
Occorre uno specifico “Piano nazionale di assunzioni”, come è avvenuto nel 2015 per tutti gli altri insegnanti precari, che cancelli definitivamente il precariato di religione.
Se tale “Piano” si realizzerà attraverso un nuovo concorso, lo Snadir si batterà affinché il servizio svolto sia valutato come titolo e si possano, in tal modo, tenere in considerazione i tanti anni di servizio già prestati, oltre all’abilitazione concorsuale acquisita nel 2004 e agli altri titoli culturali.
Una risposta dal Governo è in ogni caso urgente: se il comma 131 dell’art.1 legge 107/2015 (dall’a.s 2016/2017 i contratti a tempo determinato non potranno superare i 36 mesi) dovrà applicarsi anche agli incaricati di religione, allora è chiaro che uno specifico piano straordinario di assunzione è indispensabile e dovrà riguardare tutti i posti vacanti e disponibili dell’organico di diritto (attualmente circa 11.300 posti).
Chi sostiene, incomprensibilmente, che gli insegnanti di religione incaricati sono dei precari “strutturali”,
evidentemente non ha mai sperimentato l’ansia determinata dall’incognita che annualmente pervade l’animo di chi non ha certezza della conferma della cattedra, determinata anche dall’illegittimo frazionamento delle stesse. Questi non coglie lo sconforto causato dal diniego di un mutuo per acquistare una casa o di un prestito per acquistare un’auto necessaria per raggiungere il posto di lavoro, oppure il timore della perdita del posto di lavoro o della riduzione delle ore di insegnamento, per motivi non supportati da solide ragioni. I precari “strutturali” non hanno sottoscritto un contratto a tempo indeterminato, quindi quali garanzie hanno circa la conservazione del lavoro?
La legge 107/2015 di riforma della scuola ha scavato un solco profondo tra docenti con contratto a tempo indeterminato e docenti con contratto a tempo determinato (o annuale): solo i primi accedono al bonus per la formazione, al bonus per il merito, alla funzione di animatore digitale. Quando il Governo metterà mano alla revisione del Testo Unico della scuola, che contiene gran parte delle garanzie normative relative alla collocazione giuridica degli insegnanti di religione, cosa dovremo aspettarci? Anche le garanzie contrattuali, che sembravano un solido punto di riferimento, sono state messe in discussione dalle leggi che il Parlamento produce e che intervengono nella materia contrattuale cancellando ogni possibilità di un preventivo confronto con coloro che rappresentano i lavoratori.
Il dibattito antecedente all’approvazione dello stato giuridico degli insegnanti di religione (Legge n. 186/2003) ha sortito l’effetto di legittimare l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali in quanto insegnamento non catechistico: un risultato molto importante che consente adesso di discutere dell’insegnamento della religione cattolica con riferimento alle finalità educative e culturali della scuola statale italiana.
Questa premessa, tuttavia, stenta a trovare un riscontro anche nella posizione lavorativa degli insegnanti di religione: la disciplina si colloca nel quadro delle finalità della scuola italiana, sebbene gli insegnanti risultino esclusi, o ignorati, da tale quadro.
Sono queste le posizioni emerse con forza sin dal settembre 2014, che abbiamo ribadito in audizione in VII commissione alla Camera e manifestato il 6 maggio 2015 davanti a Montecitorio.
Apprezziamo molto il fatto che adesso, dopo mesi di silenzio, si affermi che la legge 107/2015 ha declassato “implicitamente gli Idr incaricati alla condizione di supplenti. Si torna agli anni Ottanta e si apre una stagione di rivendicazione di diritti acquisiti”1 . È evidente che le sorti lavorative degli insegnanti di religione precari non preoccupano solo noi: lo Snadir, sempre disponibile al confronto, già da tempo ha aperto la stagione di rivendicazione dei diritti acquisiti e ha impiegato tutte le sue forze per la tutela della condizione lavorativa dei docenti di religione.
D’altra parte il messaggio dei Vescovi in occasione della festività del 1° maggio 2015 è chiaro «Il grido dei precari è realmente la periferia che, più di tutte, domanda luce, che ci chiede premura» (Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace – 29 aprile 2015).
Lo Snadir affermerà sempre con forza che la tutela della dignità professionale va garantita a tutti i docenti, a partire da chi occupa da anni la scomoda posizione di precario. Per questo dobbiamo prepararci ad energiche azioni di protesta, dobbiamo essere pronti a mobilitarci per far sentire la nostra voce.
Il nostro compito è, e sarà sempre, quello di rendere migliore la vita dei docenti di religione, agli altri lasciamo i fallimenti della loro protervia che genera tristezza.

Orazio Ruscica

 

Nota 1. S. Cicatelli durante i corsi svolti a Catania il 22/10/2015 e Aversa il 27/11/2015)

 

 

 

Snadir - Professione i.r.- 4 maggio 2016, h.11.00

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