Cassazione: 49 sentenze contro l’abuso dei contratti a termine per i docenti di religione
Resta urgente l’aumento dei posti di ruolo dal 70% al 95% per garantire la piena stabilizzazione
Due nuove pronunce della Corte di Cassazione, che si aggiungono alle 47 precedenti, portano a 49 il totale delle sentenze che ribadiscono un principio ormai consolidato: l’Amministrazione scolastica non può reiterare contratti a tempo determinato per i docenti di religione oltre il limite di tre annualità.
Si tratta di un orientamento giurisprudenziale oramai consolidato che condanna il Ministero dell’Istruzione e del Merito non solo al risarcimento del danno, ma anche al pagamento delle spese processuali. Il punto di svolta, come sappiamo, è stata la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che, interpellata da uno specifico ricorso sostenuto dallo Snadir, ha riconosciuto il diritto degli insegnanti a non restare per tutta la loro carriera scolastica in una condizione di ingiusto precariato.
Orazio Ruscica, segretario nazionale dello Snadir, commenta: “Anche in queste ultime sentenze, relative a ricorsi provenienti dalla Corte d’Appello di Venezia, i giudici della Cassazione hanno escluso l’esistenza di una ragione obiettiva che giustifichi la reiterazione dei contratti oltre i 36 mesi. Solo esigenze temporanee possono legittimare tale prassi, mentre gli incarichi annuali per i docenti di religione riguardano posti vacanti e disponibili, facenti parte dell’organico di diritto.”
Un passo importante in questa direzione è stato compiuto con l’articolo 47, comma 9, del D.L. 36/2022, che ha modificato l’articolo 1-bis, comma 2. La norma, il decreto n.9/2024 e i due bandi hanno previsto per i docenti di religione con almeno 36 mesi di servizio una procedura straordinaria di assunzione in ruolo, fondata su una prova orale di carattere didattico-metodologico, non selettiva. Le relative graduatorie dovranno essere utilizzate fino al loro completo esaurimento.
“La conclusione delle procedure straordinarie – aggiunge Ruscica – consentirà l’immissione in ruolo degli aventi diritto, contribuendo a sanare, almeno in parte, il problema del precariato. Tuttavia, questo non è sufficiente: è necessario aumentare la quota di posti di ruolo, portandola dall’attuale 70% al 95%, così da offrire una reale possibilità di stabilizzazione a tutti i partecipanti alle procedure straordinarie.”
Snadir - Professione i.r. – 11 giugno 2025 - h.17,00