La Cei si dice vicina agli insegnanti di religione ma i problemi restano aperti
Dopo il silenzio di questi mesi, la Conferenza Episcopale italiana parla agli insegnanti di religione con un comunicato in cui si dice “solidale con la preoccupazione e il disagio in cui versano tanti insegnanti di religione cattolica” ed esprimendo soddisfazione per l’art. 1 bis della Legge 159/2019 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2019.
Adesso, la domanda è lecita: come si può essere soddisfatti di una legge iniqua, discriminatoria e banale che invece di aprire le porte per la stipula di contratti a tempo indeterminato potrebbe, al contrario, determinare l’uscita dalla scuola di docenti che sull’insegnamento hanno costruito la loro vita professionale e il loro progetto familiare?
La Cei dice di aver seguito con attenzione lo svolgimento del dibattito parlamentare, perché allora rimanere in silenzio di fronte alle legittime richieste delle diverse associazioni sindacali che si sono fatte interpreti del disagio di migliaia di precari?
E’ stato detto di no ad una procedura straordinaria, garantita invece dalla medesima legge ai docenti di altre discipline ed è stata esclusa l’ipotesi di una graduatoria ad esaurimento (concesso lo scorrimento solo temporaneo della graduatoria del 2004). Rimangono tutti i motivi di preoccupazione.
Se alle parole non seguiranno i fatti agli insegnanti di religione rimarranno solo promesse.
La prova dei fatti l’avremo nel momento della stesura del bando di concorso, da attuarsi previa intesa con la CEI.
- Lettera a S.E.M.Crociata e ai componenti commissione episcopale scuola CEI
- Il Decreto Scuola è legge. Lo Snadir intraprende iniziative giudiziarie a tutela dei precari di religione
Snadir - Professione i.r. - 9 gennao 2020, h.9,56