IN CERCA DI CRITERI OGGETTIVI ED UNIFORMI PER UNA SERENA VALUTAZIONE DEGLI STUDENTI

I problemi della valutazione didattica

IN CERCA DI CRITERI OGGETTIVI ED UNIFORMI PER UNA SERENA VALUTAZIONE DEGLI STUDENTI

La valutazione degli alunni è uno dei compiti più delicati e complessi soprattutto nell’attuale contesto della scuola italiana, nel quale, nonostante innumerevoli proposte e dibattiti, non siamo ancora arrivati all’adozione e all’utilizzo di tassonomie, parametri e criteri uniformi e il più possibile oggettivi

Non si può certo trattare il tema della valutazione come misurazione degli ap-prendimenti degli alunni (in tutte le diverse fasi), né tanto meno il discusso tema della valutazione del sistema scolastico e della qualità dell’insegnamento in poche righe, ma quella dell’insegnante di religione è sicuramente una prospettiva interessante, prima di tutto per il fatto di avere molte (moltissime) classi e poi, per il rapporto di dialogo che, generalmente, instaura con gli studenti (o, forse, gli studenti instaurano con lui!).
La valutazione degli alunni è, infatti, uno dei compiti più delicati e complessi soprattutto nell’attuale contesto della scuola italiana, nel quale, no-nostante innumerevoli proposte e dibattiti, non siamo ancora arrivati all’adozione e all’utilizzo di tassonomie, parametri e criteri uniformi e il più possibile oggettivi.
Perciò anche all’interno di un singolo Istituto la valutazione rischia di rimanere, spesso, soggettiva e poco comprensibile per gli studenti stessi e, di conseguenza, per le loro famiglie, nonostante il moltiplicarsi di strumenti informativi e di comunicazione.
In realtà anche questi rischiano di nascere più dall’esigenza di “tutela” del lavoro della scuola, che dalla necessità e opportunità di dialogo e di collaborazione, o dalla possibilità di offrire parametri e occasioni di auto valutazione..
In questo senso la “debolezza” del sistema scuola, nell’attuale stagione storico-culturale, non è certo di aiuto e la sfida educativa che abbiamo davanti tende a non trovare terreno favorevole, nonostante l’esigenza di una sempre più ribadita collaborazione tra scuola, famiglia e agenzie formative.
Chi come l’Idr partecipa a molti e diversi consigli di classe si rende conto, toccandola con mano molto frequentemente, della difficoltà di trovare criteri di valutazione condivisi e conformi.
Questo traguardo rimane troppo spesso lontano perché richiederebbe una impostazione davvero nuova del lavoro tra docenti, che nasce non da imposizioni normative, ma da un cambio di mentalità sostanziale, per arrivare ad una vera collaborazione, ad un lavoro di equipe, a un programmare e verificare insieme, a partire dalla condivisione di risorse e competenze, in un clima di fiducia e di concreta reciprocità.
Se è abbastanza comprensibile che questo sia difficile per docenti con molti anni di insegnamento, che hanno un’impostazione di lavoro consolidata, rimane più difficile comprenderlo nei giovani che si inseriscono nella scuola oggi.
Per questo, forse, anche molti tentativi di lavoro diverso (interdisciplinare, a classi aperte, di recupero…), spesso, sono poi insoddisfacenti.
A quanto detto vorrei aggiungere, come ulteriore motivo di riflessione, il disorientamento che la valutazione può creare nello studente in una fase della vita, come è quello dell’adolescenza, in cui l’autostima, la consapevolezza di sé nella relazione con gli altri, il desideri dell’accettazione e del riconoscimento…sono più forti e fanno parte di quelle tappe necessarie della crescita umana.
Quante volte parliamo con gli studenti (consapevoli o meno) proprio di valutazione!
Quante volte vediamo che per loro è difficile comprendere i criteri di giudizio!
Quante volte ci rendiamo conto che è molto difficile per loro percepire la differenza tra la valutazione del loro “prodotto scolastico”(che la scuola è chiamata a dare) e la valutazione su di loro, come persone, sulle loro potenzialità…
Può succedere che lo studente al quale sono attribuite valutazioni negative, consideri se stesso incapace o provi disagio all’interno della classe stessa.
C’è, infatti, sempre un duplice rapporto che il ragazzo deve affrontare nella scuola: da una parte quello con il docen-te/docenti e dall’altro quello con la classe e con i compagni (senza considerare le ricadute che la valutazione scolastica e i risultati ottenuti hanno all’interno delle dinamiche e relazioni familiari!).
In un processo di crescita e di formazione tutto questo incide notevolmente e crea delle “convinzioni”, degli atteggiamenti, anche comportamentali, determina le relazioni e…di tutto questo troppo spesso non c’è possibilità o voglia di tener conto a sufficienza.
In una società competitiva, nella quale ciascuno deve essere forte, determinato, “avere successo e farsi strada”…è davvero una sfida difficile e affascinante quella che il docente e l’Idr ha davanti!

Barbara Pandolfi

Snadir - venerdì 11 aprile 2008

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