GLI AUGURI AUTOCELEBRATIVI DELL’EX MINISTRO PROFUMO

GLI AUGURI AUTOCELEBRATIVI DELL’EX MINISTRO PROFUMO

 
In occasione delle feste pasquali  il Ministro dell’istruzione Profumo ha presentato sul sito del Miur  i suoi auguri di buone feste a tutti i docenti; poi - per essere sicuro che tutti avessero l’opportunità di leggere i suoi pregevoli auguri -  ha fatto inviare il messaggio augurale sulla casella di posta elettronica istituzionale (@istruzione.it)  di ogni docente della scuola italiana.
Ci sarebbe piaciuto che il suo auspicio per una politica che deve tornare a valorizzare  la ricerca e la formazione, “archiviando una lunga stagione di tagli, a favore di un rilancio nel segno della competitività” fosse stato da lui stesso praticato;  è troppo comodo sperare che altri facciano quanto non si è stati in grado di fare.  Ci sarebbe piaciuto anche che il Ministro di fine mandato, in questo anno e mezzo, avesse avuto la voglia di incontrare anche i docenti di religione, che - come tutti gli altri professionisti della scuola italiana - “ogni giorno mettono al servizio della collettività non soltanto le proprie competenze, ma la propria dedizione”. Ma evidentemente era troppo impegnato nel tracciare strade per “lasciare un metodo di lavoro più efficiente” (sic!) al suo successore, magari nel gestire meglio i prossimi concorsi.  Ma in una lettera che ha tutto il sapore di una informativa di fine mandato, dove può starci benissimo l’auto elogio del proprio “impegno”, quello che invece stride è la mancanza di nesso tra questi auguri pasquali con il significato vero della Pasqua. Inoltre, la esaltazione di Profumo delle “aule e dei laboratori” come “templi pagani” ci sembra poco rispettosa dei principi cristiano-cattolici, patrimonio storico della tradizione culturale italiana, che hanno trovato piena accoglienza nella Costituzione della Repubblica italiana. Se un indizio è poco per definire un ostile atteggiamento, due indizi – anzi tre -  danno la certezza del modo di pensare di Profumo: ricordiamo tutti che – dopo aver a sua insaputa firmato le Nuove Indicazioni Nazionali per  l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole secondaria di secondo grado - a settembre affermò: “Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole così come concepito oggi non abbia più molto senso. Probabilmente quell’ora di lezione andrebbe adattata, potrebbe diventare un corso di storia delle religioni o di etica” ( a cui noi abbiamo puntualmente risposto). Il Ministro dimissionario ha poi declinato in modo sistematico l’invito a predisporre un nuovo concorso per i docenti di religione che legittimamente aspirano all’immissione in ruolo. Ed infine, in occasione della Pasqua di Risurrezione, invia gli auguri che, ignorando il significato fondamentale della  festa cristiana, prospetta la costruzione di aule al modo di templi pagani. Possiamo affermare, dunque, che la sua attività si è posta come inconciliabile con l’insegnamento della religione cattolica e i suoi insegnanti. Insomma, del suo relativismo simbolico non sentiremo certo  la mancanza.
Ci avviamo ad un cambiamento politico che auspichiamo più proficuo in tutti gli ambiti della vita sociale e all’insegna della giustizia e dell’uguaglianza. Inoltre tra un po’ si chiuderà il settennato dell’attuale Presidente della Repubblica. Ci piacerebbe che il nuovo Presidente avesse a cuore l’attuazione della Costituzione e la difendesse da chiunque tentasse di stravolgerla per interessi personali o di gruppi. Lo vorremmo impegnato a far rispettare l’indipendenza e l’autonomia della magistratura dal potere politico, rispettoso delle prerogative dei parlamentari, delle scelte degli elettori e delle sentenze della magistratura. Insomma, un Presidente che ami la Repubblica italiana, abbia a cuore il bene comune e sia strenuo difensore della Costituzione.
Superato, quindi, lo scoglio dell’elezione del Presidente della repubblica, vorremmo un Governo che sia rappresentativo di una buona fascia di elettori; l’attuale Governo dimissionario non rende giustizia al 90% degli elettori che non l’hanno votato. Insomma non ci sembra affatto corretto che un gruppo che ha ottenuto il 10% dei consensi continui a gestire la politica italiana. Vorremmo un Governo, magari pungolato continuamente da giovani parlamentari, che sia attento nel riequilibrare  in modo progressivo la tassazione,  che pesi meno sul lavoro e più sulle rendite, investa nella ricerca, nell’istruzione e formazione, offra un servizio sanitario gratuito ed efficiente, protegga la produzione reale con regole democratiche che favoriscano l’impresa e la libertà di iniziativa economica, contrasti la speculazione che genera ingiustizia, ed un Ministro dell’Istruzione più pronto ad ascoltare le richieste di tutti i precari, anche di quelli che insegnano religione.
 
Orazio Ruscica
 
 

Snadir - Professione i.r. - 12 aprile 2013
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