“la Repubblica” e “HuffPost Italia” contro i docenti precari di religione. Le solite banalità contro i docenti di religione per mettere i lavoratori della scuola gli uni contro gli altri

“la Repubblica” e “HuffPost Italia” contro i docenti precari di religione

Le solite banalità contro i docenti di religione per mettere i lavoratori della scuola gli uni contro gli altri
 
Con ammirevole precisione il mese di agosto risulta essere per “la Repubblica” (poi ripresa dall’HuffPost Italia ) l’occasione per aprire la vecchia e usurata polemica sugli insegnanti di religione. Quest’anno sentivamo la mancanza del trito e ritrito intervento di Intravaia, infatti è un po’ in ritardo rispetto agli altri anni (l’ultimo intervento da parte del giornalista sulla stessa testata è del gennaio 2013).
L’articolo, pur pregevole per il tentativo di presentare fatti oggettivi, non è esente da imprecisioni e contraddizioni.  Ci soffermiamo su alcune “presunte novità” che l’articolista presenta, mentre sulle altre rimandiamo alle nostre precedenti risposte (vedi gennaio 2013)
L’Intravaia sostiene che “mentre ai primi di agosto impazzava la polemica sui cosiddetti ‘Quota 96’ (…) il governo approvava il decreto con i posti complessivamente funzionanti per l’insegnamento della religione cattolica, che aumenteranno di 310 unità rispetto al 2013”. L’articolista sa bene che le due cose sono diverse; un conto è la rilevazione di organico annuale che il Miur deve obbligatoriamente effettuare e un’altra cosa è la questione dei pensionamenti dei ‘Quota 96’ (tra cui vi sono anche alcune decine di docenti di religione), frutto della inutile e dannosa riforma Fornero.
Pertanto è chiaro che la rilevazione dell’organico di diritto dei docenti di religione è una semplice constatazione di un fabbisogno di personale docente, che in questi anni (dal 2008 anno in cui si è stabilizzata la rilevazione annuale) è cresciuto di circa 913 docenti e non 2.000. Certo, saremmo stati ben lieti di confermare i dati presentati nell’articolo di circa 2.000 docenti, ma purtroppo la realtà dei fatti è un’altra: in questi anni le cattedre sono aumentate soltanto del 3,96% e non del 9,3%, infatti nel 2008 le cattedre di religione erano 23.078, mentre nel 2014 saranno 23.991. Inoltre, l’aumento di cattedre per l’anno scolastico 2014/2015 è di 308, rispetto allo scorso anno scolastico, cioè dell’1,30%.
Ora l’aumento di posti si realizza soltanto nella scuola dell’infanzia e in quella primaria, mentre nella scuola secondaria l’organico è stabile dal oltre un decennio. L’incremento dei posti si realizza, dunque, nell’organico di scuola dell’infanzia e primaria; ciò è dovuto semplicemente al fatto che, essendo state eliminate le ore di contemporaneità (meglio conosciute come compresenza) dalla Gelmini, l’unico modo per gli insegnanti di classe di recuperare le ore da dedicare al recupero di gruppo o individualizzato, è quello di vedere affidato l’insegnamento della religione agli specialisti di tale disciplina.
Un organico che sostanzialmente rimane stabile per offrire ai quasi 7.000.000 di studenti avvalentesi l’opportunità  - come abbiamo già scritto diverse volte e non ci stanchiamo mai di ripeterlo - di seguire un insegnamento che offre agli studenti  “contenuti  e  strumenti  per  una  riflessione sistematica sulla  complessità dell'esistenza umana nel  confronto aperto fra  cristianesimo  e altre  religioni, fra  cristianesimo e altri sistemi di significato” e promuove “la partecipazione ad un dialogo autentico e  costruttivo, educando all'esercizio della libertà in una prospettiva di giustizia e di pace”.
Insomma, la polemica sembra essere nei confronti dei lavoratori precari della scuola che hanno il torto di essere insegnanti di religione. Perché la questione è proprio questa: i destinatari della polemica agostana sono gli insegnanti precari, tenuto conto che gli insegnanti di religione in ruolo diminuiscono ogni anno (per effetto dei pensionamenti) ed il Ministero non provvede a immettere in ruolo i precari idonei del primo e, fino ad oggi, unico concorso del 2004 fino alla quota del 70% dell’intero organico, come previsto dalla legge n. 186/2003. Una vera ed utile riflessione sarebbe stata quella di chiedere, come abbiamo già scritto qualche giorno fa, di immettere in ruolo oltre ai 28.781 docenti previsti per l’a.s. 2014/2015, anche 2.000 docenti di religione già in possesso di idoneità concorsuale. Ma questo comporterebbe un serio e non discriminante dibattito sul precariato della scuola italiana. Bisogna, quindi, difendere tutti i lavoratori della scuola, anche i docenti di religione, contro l’indecente atteggiamento di occupare le cattedre disponibili e vacanti con contratti a tempo determinato, condannando i lavoratori a rimanere supplenti (o, nella migliore delle ipotesi, incaricati) fino alla pensione.  
 
Orazio Ruscica
 
 
 

Snadir - Professione i.r. - 19 agosto 2014

;