Nuovi modelli nazionali di certificazione delle competenze nelle scuole del primo ciclo d'istruzione

Nuovi modelli nazionali di certificazione delle competenze nelle scuole del primo ciclo d'istruzione

 
Ormai da tempo in ambito scientifico internazionale ed anche a livello di prassi scolastica, si parla di competenze. Le discipline rappresentano i saperi, i contenuti, gli apprendimenti che gli alunni sono chiamati ad acquisire. Tuttavia essere competente in qualcosa significa saper combinare conoscenze e abilità in contesti diversificati, avviare e gestire procedimenti logici e capacità di azione armonizzati con atteggiamenti, motivazioni, emozioni e altre componenti sociali correlate [1].
In effetti il curricolo scolastico è chiamato a considerare non soltanto i saperi in sé, ma deve anche cogliere e sviluppare elementi che attengono alla sfera del meta-apprendimento, al fine di formare il cittadino europeo capace di affrontare la vita nelle sue sfide più importanti (culturali, sociali, lavorative). Il testo specifico del Parlamento Europeo, al quale gli stati membri devono fare riferimento, esplicita l’offerta di competenze chiave per la formazione alla cittadinanza attiva [2].
In questo quadro culturale e normativo, non basta fornire alle famiglie la visione dei livelli degli apprendimenti per singola disciplina (scheda di valutazione), ma anche l’opportunità di decifrare il percorso formativo del bambino e del ragazzo.
È questo il senso della C.M. n. 3 del 13/02/2015 che dà il via ad una fase di sperimentazione di modelli nazionali di certificazione delle competenze per il I Ciclo di istruzione. Non si tratta di uno strumento che sostituisce le attuali modalità di valutazione e attestazione giuridica (ammissioni alla classe successiva, rilascio titolo finale…), ma che le affianca e le integra.
Lo strumento va collocato nella visione culturale e pedagogica espressa già dalle Indicazioni Nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione (DM 16/11/2012 n. 254). La sua valenza è esclusivamente educativa. La certificazione aggiunge informazioni in senso qualitativo poiché definisce i risultati del processo formativo. L’obiettivo è quello di poter documentare le competenze contenute nel Profilo dello Studente in uscita dal I Ciclo. Tale lavoro funge anche da ausilio allo studente per la scelta della scuola secondaria di II grado.
Quali sono le caratteristiche di questi documenti? Esse sono chiaramente evidenziate nelle “Linee guida” che accompagnano i due modelli (classe quinta di scuola primaria e classe terza scuola secondaria I grado):
  • ancoraggio alle competenze delle Indicazioni Nazionali vigenti
  • riferimento esplicito alle competenze chiave dell’UE
  • indicatori di competenza in ottica trasversale
  • connessione con le discipline curriculari
  • definizione di 4 livelli (voci ipotizzate: avanzato, intermedio, base, iniziale)
  • mancanza di un livello negativo (funzione pro-attiva della certificazione)
  • sottoscrizione dei docenti e del dirigente scolastico
La volontà del Ministero è quello di condividere il format con le scuole perché si eviti una documentazione completamente calata dall’alto e non partecipata. Il work in progress prevede la seguente tempistica: a.s. 2014/15 adozione sperimentale dei nuovi modelli (solo scuole che aderiranno); a.s. 2015/16 adozione generalizzata in tutte le scuole del prototipo sperimentale; a.s. 2016/2017 adozione obbligatoria di nuovi modelli attraverso apposito decreto ministeriale.
Va detto che la certificazione delle competenze è una prassi amministrativa già prevista nelle scuole del I Ciclo (DPR n. 122/2009) e definita secondo l’autonomia scolastica. La scelta oggi è quella di creare un modello univoco alla luce del testo definitivo delle indicazioni nazionali.
Nei modelli in allegato alla circolare apprezziamo il riferimento alle competenze in ambito religioso. La competenza numero 7 recita così: “utilizza gli strumenti di conoscenza per comprendere se stesso e gli altri, per conoscere le diverse identità, le tradizioni culturali e religiose, in un’ottica di dialogo e di rispetto reciproco”. Nella scuola secondaria di I grado si aggiunge: “Interpreta i sistemi simbolici e culturali della società”. Bene il riferimento al linguaggio simbolico-religioso come capacità di saper interpretare la realtà dal punto di vista trascendentale. Positiva la prospettiva del dialogo tra le tradizioni culturali e religiose in un’ottica di complementarietà e arricchimento delle diversità. Riteniamo non corretta e insidiosa l’assenza di un esplicito richiamo alla religione cristiana cattolica. Su quest’ultimo punto sono chiamati a dare il loro apporto i docenti di religione coinvolti nelle scuole che aderiranno alla sperimentazione, affinché il testo finale sia perfezionato tenendo conto dei contenuti specifici disciplinari dell’IRC e non venga dispersa – volontariamente o involontariamente – l’appartenenza ai quei valori che fanno strettamente parte del nostro patrimonio storico-culturale.
 
Davide Monteleone
 
 
 
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[1] Cfr. D.S. Rychen – L.H. Salganik, Agire le competenze chiave (trad. italiana delle conclusioni progetto DeSeCo avviate dall’OCSE), Franco Angeli, Milano 2007, p.96.
[2] Il tema delle competenze chiave è stato approfondito in un precedente articolo della nostra rivista (n.6/2013).
 
Snadir - Professione i.r. - 20 febbraio 2015

 

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