Ora alternativa all'Irc: ecco perché non viene attivata

 Ora alternativa all'Irc: ecco perché non viene attivata

Chi non vuole fare l’ora di religione non ha alternativa, si legge su il Fatto Quotidiano. Le motivazioni sono diverse: mancanza di personale, carenza di fondi, poche (spesso pochissime) richieste. Il risultato è una guerra a suon di ricorsi e campagne di sensibilizzazione.

È pacifico che gli alunni che non si avvalgono della religione cattolica abbiano diritto a vedersi riconosciuto un insegnamento alternativo, nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori. Anche se, inizialmente, la questione dell’obbligo di frequentare detti insegnamenti alternativi è stata piuttosto controversa. La difficoltà di rendere operativa l’attività alternativa all’insegnamento della religione risale al 1989.  In quell’anno la Corte Costituzionale pronunciandosi sull’obbligatorietà della “alternativa”, stabilì il diritto per gli alunni che scelgono di non avvalersi dell’insegnamento di allontanarsi da scuola. Al punto che attualmente, tra coloro che non si avvalgono dell’irc, la percentuale degli studenti che opta per “l’uscita da scuola” è pari al 45,5%, rispetto al 16,1% che sceglie l’attività alternativa. Spesso,  infatti, il motivo per cui non viene attivata l’attività alternativa è perché tra le scelte successive all’avvalersi oppure no dell’insegnamento della religione cattolica, rimane ancora oggi la possibilità di “uscire da scuola”. È questo il vero motivo per cui i ragazzi non scelgono l’attività alternativa. Quindi se i fautori del pensiero laico hanno a cuore la formazione dei nostri studenti, dovrebbero attivarsi per eliminare l’inutile “uscita da scuola”. Su questo ci troverebbero alleati certamente.

L'insegnamento delle attività alternative dovrebbe costituire invece un servizio strutturale obbligatorio con attività didattiche e formative che offra agli studenti contenuti e strumenti per una lettura critica del mondo contemporaneo in dialogo con diversi sistemi di significato. I contenuti dell’insegnamento alternativo non possono difatti essere riconducibili a materie comuni, neanche a quelle di potenziamento. L’ora alternativa all’Irc dovrebbe far parte di un progetto di scuola impegnata su programmi di ampio respiro, per dare agli studenti l’occasione di approfondire culture diverse dalla propria e questioni di grande attualità.

D’altra parte lo stesso insegnamento della religione, secondo le Indicazioni nazionali, non è finalizzato ad un percorso spirituale, ma piuttosto di conoscenza e approfondimento utili a comprendere al meglio la nostra tradizione e la storia del nostro popolo. L’ora di religione, oggi, non è un’ora di catechismo. Avvalersi di questo insegnamento significa invece interessarsi e impegnarsi a conoscere la religione cristiana, che ha valore per la storia, la cultura e la vita del nostro Paese e per il suo progresso civile e democratico. Gli studenti che si apprestano a scegliere tale insegnamento, scelgono di confrontarsi con la dimensione religiosa nell’uomo nella sua genesi storica, nella sua dimensione culturale e nella sua stratificazione sociale.

Nessun indottrinamento quindi, ma robuste proposte culturali che, oltre ad essere apprezzate dai nostri studenti, costituiscono la base della nostra tradizione e della storia del nostro popolo.

È bene allora non dimenticare il valore di tale insegnamento che, al pari delle altre discipline, offre ai nostri ragazzi le premesse per una gestione matura e consapevole del proprio bagaglio culturale, ideologico e sociale, nel rispetto e nella valorizzazione delle differenti opzioni di vita.

 

Professione i.r. - 16 giugno 2017, h. 21

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