La Gazzetta del Sud, mercoledì 7 settembre 2005

La sindacalista Sandra Fornai parla del caso di Caterina Bonci, "licenziata" dalla Curia di Fano
«Molte divorziate insegnano religione»

Pierandrea Vanni

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FIRENZE - «Conosco diverse colleghe separate, o divorziate, che insegnano religione senza problemi. Il rapporto con la Chiesa è molto soggettivo e varia da Diocesi a Diocesi ma - in genere - è ispirato a grande, reciproco rispetto». Sandra Fornai, pisana, insegnante di religione e sindacalista (fa parte della segreteria nazionale dello Snadir, il sindacato autonomo di categoria, confederato con Gilda-Scuola, ed è segretaria provinciale di Pisa) non nasconde sorpresa per la vicenda della sua collega "licenziata" dalla Curia di Fano perché divorziata. Sorpresa, appunto, perché ci sono altre insegnanti di religione che hanno lo stesso status civile e continuano ad andare in cattedra ma anche per le reazioni di Caterina Bonci. Andiamo per ordine. Il legale della Curia di Fano ricorda che fra i requisiti richiesti dal diritto canonico per gli insegnanti di religione ci sono quelli di tenere comportamenti pubblici e notori non in contrasto con la morale cattolica. «Ed è esattamente così. Queste sono, diciamo così, le regole del gioco e chi sceglie di insegnare religione le conosce, sa perfettamente che esiste un accordo concordatario fra Stato e Chiesa che regola la materia, con tutto quello che comporta». Il problema è se lo status di divorziato è compatibile o meno con le norme del diritto canonico. «Non entro nel merito. Dico solo che ci sono insegnanti divorziati e che le valutazioni spettano alla Diocesi e, per loro, all'ordinario che concede l'idoneità. Ora è evidente che questa prassi lascia un margine di discrezionalità ma per noi c'è stata una grande novità». Immagino si riferisca al passaggio in ruolo, conseguenza di una legge del 2003. «Esattamente. Io sono stata per ventidue anni una precaria, magari una precaria stabile perché all'inizio dell'anno avevo il mio posto ma sempre una precaria». Che cosa è cambiato, oltre allo stipendio sicuro? «È cambiato che se una di noi non ottiene più l'idoneità dall'ordinario può insegnare materie diverse o chiedere la mobilità e restare nell'ambito della scuola con altre mansioni. Prima non contavamo niente, non eravamo considerate. Adesso resta il rapporto con le Diocesi, come è giusto, perché l'idoneità serve anche per chi è di ruolo ma c'è stato un salto grosso, anche culturale». Ma la sua collega di Fano non ha potuto partecipare al concorso proprio per la mancanza dell'idoneità e non potrà più insegnare, sostituita da un insegnante di ruolo. «Non conosco esattamente il caso se non per quello che ho letto sul vostro giornale. Sono sorpresa perché in genere non ci sono grossi problemi con le Diocesi. Anni fa ci fu a Firenze la vicenda di una collega, separata, che rimase incinta da un uomo sposato. Le fu tolto l'insegnamento ma a quanto mi risulta la Curia collaborò per trovarle un lavoro. Ecco perché mi chiedo se Caterina Bonci ha tenuto sempre ben presenti quelle che ho chiamato le regole del gioco che anche lei ha accettato, se non sbaglio ben quattordici anni fa».

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