Decreto sul voto in condotta: curare i sani e respingere i malati

Decreto sul voto in condotta: curare i sani e respingere i malati

   Il traguardo è raggiunto: gli alunni “cattivi” potranno essere bocciati grazie al voto in condotta e la scuola, finalmente, si libererà dei  “bulli”. E’ questo lo spirito che sottostà al decreto sulla valutazione del comportamento firmato nei giorni scorsi dal ministro dell’istruzione. Il provvedimento ripristina il voto in condotta. Con un voto inferiore al 6 la bocciatura diventa obbligatoria. Ma forse il ministro dimentica (ci chiediamo se l’abbia mai saputo!) che bulli non si nasce ma si diventa. Per molti anni le indagini sul bullismo hanno rivolto la loro attenzione sulle prepotenze che avvengono nella scuola dell’obbligo, in realtà le prevaricazioni continuano nella scuola superiore e al di fuori di essa, nei bar, nelle feste, sui luoghi del lavoro, prendendo nomi diversi, nonnismo, mobbing e con modalità sempre più sofisticate e violente.  Con un atto burocratico si pensa di aver risolto il problema. Niente di tutto questo è vero, e lo sa bene chi nella scuola ogni giorno vive la sua esperienza. Prima di tutto occorre educare, poi vigilare. E’ di questi giorni la notizia che la Gelmini ha dato il suo ok ad un preside romano (dopo atti di violenza nel suo istituto) di installare delle telecamere negli ambienti scolastici al fine di creare un deterrente in più per prevenire i crescenti episodi di bullismo. «La scuola deve riappropriarsi del suo ruolo - commenta il segretario nazionale dello Snadir, Orazio Ruscica – che è quello di agenzia educativa. Il ritorno al voto di condotta determinante per il proseguimento dell’iter scolastico ci porta indietro nel tempo: un guardare indietro che non fa bene a chi nella scuola opera e nemmeno alla società, anche lei coinvolta nella crescita violenta di molti giovani. Mi viene in mente il motto che don Milani adottò per la scuola di Barbiana  "I care", letteralmente "m'importa, ho a cuore" (in dichiarata contrapposizione al ‘Me ne frego’ (del tempo fascista), motto che sarà in seguito fatto proprio da numerose organizzazioni religiose e politiche. Questa frase scritta su un cartello all'ingresso riassumeva le finalità educative di una scuola orientata alla presa di coscienza civile e sociale.  E ci deve far riflettere l’attualità di quanto detto da don Milani a riguardo della scuola: ‘è un ospedale che cura i sani e respinge i malati e crea differenze a volte irrimediabili». Secondo Ruscica, allora, «la scuola deve recuperare questa sua dimensione, che non è paternalismo o buonismo, ma semplicemente attenzione verso tutti».

Emanuela Benvenuti

Snadir - Professione i.r. -martedì 20 gennaio 2009

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